Una settimana fa Andrea scrive questo articolo che fa il doppio giro dei social.
Mentre i dodicimila che lo hanno condiviso si scannano sull’Italia che fa schifo e l’estero che non sai cosa trovi, a me viene da pensare.
Sarà perché mi accusano di incoraggiare ad andare via dall’Italia.
Fatto sta che mi sento di un colpevole.
Colpevole che un ragazzino di diciannove anni abbia già un simile risentimento.
Anche se lo conosco direttamente, non mi interessa dove abbia studiato né dove voglia andare; se non è mai stato all’estero, se ha i soldi, se è figlio di papà, non mi interessa neanche che la sua storia sia vera.
Mi interessa quello che prova, perché capisco il suo sentimento, l’ho visto provare e chissà in quanti ancora lo proveranno.
Che un ragazzetto geek non trovi il proprio spazio in un Paese che non sappia cosa sia l’innovazione, ci posso stare.
Ma sono le illusioni che non mi vanno giù.
Hai diciannove anni e ti ritrovi in un covo di banditi che ti danno la caramellina mentre cercano di capire cosa scippare del tuo valore.
C’è chi affronta questo problema ignorandolo, chi non lo vede, chi se ne va, chi lo accetta, chi si rinchiude in casa, chi chiude gli occhi, chi aspetta il proprio turno in attesa di avere a sua volta quel potere.
È semplicistico pensare che questa sia la storia di uno che vuole andare via.
Questa è la cultura degli italiani.
Per questo sono colpevole.
Non ho contaminato abbastanza.
Non ho rischiato abbastanza.
Non ho dato lavoro abbastanza.
Non ho creato valore abbastanza.
Avrei potuto migliorare il mondo affinché un diciannovenne qualunque oggi non si svegliasse e dicesse: questo Paese è contro di me.
Avrei potuto, ma non ce l’ho fatta.
Non ancora.
Questa è la battaglia silente tra tutti quelli che cercano di migliorare la propria, striminzita parte di mondo e quelli che cercano di distruggerlo o che, banalmente, ignorano.
Arma in spalla, e vinca il migliore.
Amico mio, sei grande…
(Anch’io sbatto ogni giorno contro un muro immaginario, e mi sforzo e mi spremo, e mi sento anch’io coinvolto in una battaglia (la mia) infinita…)
Saluti da (ancora, per il momento) Palermo
andare.
il ragazzino,19enne, vorrebbe andare via, ma il finale è tragicomico. decide di restare.
decide di restare senza provare l’alternativa, senza assaggiare il frutto proibito che è lì pronto ad aspettarlo. perché?
perché un 19enne,una volta presa sta dannata maturità scolastica, non prende PC, mouse e caricabatterie e va a provare un’esperienza nuova? è stupido? ha un senso di nazionalità da far invidia al presidente del consiglio? è acerbo?
forse si.
forse no.
io dalla mia cara sardegna son partito, lasciando tutto e tutti.
non volevano che partissi ma l’ho fatto. i miei sogni erano più grandi.
ora son passati 10 anni e i miei sogni lo sono ancora di più. non ho ancora lasciato l’italia per lavoro, ma mi sto preparando a farlo.
in questi 10 anni ho fatto e sto facendo come te, creo cose. lavoro per amici, per colleghi che diventano amici, amici che diventano colleghi. questo mi rende felice e soddisfatto.
partirò. per curiosità, per assaggiare un nuovo frutto, per vivere.
ma poi tornerò. lo giuro.