Tipo che vai a Roma per fare un intervento a un seminario per web designer freelance, lì dove tutto è cominciato otto anni prima.
Otto anni prima? Imbrogli sempre sui numeri per dimostrare loro la tua superiorità, finché incontri un tuo ex-collega, uno di quelli che ti ha visto all’inizio della tua carriera da dipendente e pensi: che modo banale di misurare il tempo.
Che poi era andata malissimo, ti svegliavi con i crampi allo stomaco perché a 23 anni di chiuderti in un ufficio senza imparare niente non ne volevi sapere; pensavi di essere immaturo allora, in compenso adesso lo pensa chiunque ti conosce.
Di questi tempi invece tutto si è talmente incasinato – nel senso buono – che ti chiedi come avresti fatto a sopravvivere se come tutti facessi innovazione nelle due o tre ore tra il lavoro e la cena, prima di crollare con il cervello in panne.
Così ogni giorno fissi obiettivi a breve medio e lungo periodo, porti avanti App&Map, scrivi il nuovo libro, fai crescere la bella realtà di sviluppo mobile in Sicilia e incontri extraterrestri come Nando che da solo potrebbe risollevare l’economia di una città; e forse con te quella di un’intera isola, chissà.
Fare da relatore al seminario ti ha insegnato tanta roba, grazie all’entusiasmo di quei giovani ribelli che vorrebbero fare i freelance in un Paese da cui vengono ostacolati ogni giorno con tasse e ignoranza.
E forse è proprio questa la sfida: fare qualcosa di proibito, fare qualcosa solo per se stessi, perché i giochi di potere e le lamentele sono un lusso di chi ha ancora tempo per giocare.
Impari che sei fatto per il coaching, che trasmettere la tua energia è la cosa che più ti trasmette energia, non si spiega logicamente ma questo è: una droga che ti fa produrre al doppio della velocità.
L’intervento s’intitola “1001 modi per trovare lavoro” e ti è venuta voglia di riproporlo in qualunque posto voglia ospitarti, a cominciare dai TAG di cui fai parte fino alle università; chissà se un giorno riceverai un invito sensato anche dalla tua città.
Questo è il motivo per cui hai preso a scrivere ogni due settimane anziché una; per alcuni un sollievo, per altri un disastro, per te un modo per riflettere e riuscire a farci entrare tutto in questa vita così piena.
Grazie a chi ti dà sostegno, a chi si accorge quando non scrivi, a chi ti vuole male.
Grazie a tutti.